giovedì 31 maggio 2018

Recensione: "Seta", Alessandro Baricco

“È uno strano dolore... Morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai.”

Genere: Romanzo breve

Casa editrice: Feltrinelli

Collana: universale economica

Prima pubblicazione: 1996

Lunghezza: 108 pagine

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Eccoci di nuovo qui, a recensire un nuovo  libro (e che libro!) e ad aggiornarci come ogni settimana! 
Ultimo giorno di maggio e il caldo si fa sentire tantissimo, personalmente  non vedo l'ora che sia giugno, perché  festeggerò il mio compleanno e questo significa nuovi  libri-regali!

Ma non perdiamoci in chiacchiere e presentiamo questo grande classico italiano: "Seta" di A. Baricco mi era già stato consigliato anni fa da una mia cara amica (G.Z. se mi stai leggendo ti ringrazio infinitamente  del suggerimento e mi pento immensamente  di non averti dato retta prima!), ma non avevo mai dato seguito a questo gesto leggendolo, finché  quest'anno  mi sono fatta da sola un regalo e me lo sono comprato.  

Ecco, visto che siamo all'ultimo giorno di maggio ho voluto terminare con un dono che mi sono fatta da sola, a dimostrare che mi voglio bene nonostante sia la prima a non apprezzarmi e ad autocriticarmi, come la maggior parte di noi donne. Ogni tanto un piccolo gesto d'affetto  verso sé  stessi può  solo farci bene, non c'è  per forza bisogno  di essere amati o essere coccolati da qualcun altro, dobbiamo ricordarci che bisogna amare per primi noi stessi, poi gli altri. 

Ma non è  mai facile, lo so bene. 

Bene, dopo questa piccola parentesi sentimentale, parliamo di questo romanzo: non tutti apprezzano lo stile  di Baricco, anzi, c'e chi preferisce di gran lunga le sue raccolte  di racconti brevi e non apprezza i suoi romanzi perché  "non ne capisco bene il senso", chi viceversa e a chi non piace proprio. Io ammetto di aver letto poco di Baricco, ma questo libro mi ha fatto amare il suo stile  e il suo modo di dipingere il mondo. 

La storia ha come protagonista  Hervé Joncour, negoziante francese di bachi da seta, e la sua vita cambia quando un'epidemia colpisce tutti i bachi da seta dell'Europa e dell'Africa, per questo è costretto a recarsi in Giappone per comprare delle uova sane. Lì  è  accolto nel lussuoso palazzo di Hara Kei, uomo enigmatico, sempre  accompagnato da una giovane altrettanto misteriosa e intrigante. E proprio con quest'ultima  si instaura un rapporto particolare basato solo di sguardi che si imprimerà nella mente del protagonista,  anche quando tornerà  in Francia da sua moglie Hélèn. In seguito giungerà la guerra in Giappone e lui si spingerà lo stesso lì, ma si ritroverà in un paese molto diverso da quello precedente e...

Lascio in sospeso la trama perché non voglio raccontarvi tutto, niente spoiler. 
Devo premettere che non è  una vera e propria storia di tradimento coniugale, è  una storia che si basa sulle diversità  che affascinano, su idee e i cambiamenti che inducono  in noi i viaggia. 

Quello  che mi è  rimasto maggiormente impresso è  lo stile della narrazione breve: concisa, frammentata, ma allo stesso tempo fluida, e per questo molto incisiva e piena di significati. Alcune frasi brevi mi hanno portata a riflettere maggiormente  sul loro significato, sulla bellezza del suono e della poetica intrinseca in quei testi. 

Baricco mi ha conquistata, ho letteralmente divorato questo breve libricino in un solo viaggio in treno, e poi l'ho riletto. Per me è  un fatto straordinario rileggere un libro, al massimo cerco delle frasi che mi sono piaciute, ma non mi capita di rileggere spesso un libro o, per lo meno, non nello stesso giorno in cui  l'ho  finito. 

È  stata una lettura piacevole e mi ha colpita molto. 
Ed eccomi qui a consigliarvelo, davvero, non fate come me che ho aspettato anni prima di decidermi... Se non lo avete mai letto fatelo e poi ditemi cosa ne pensate! Se lo conoscete già, ditemi pure la vostra! Odio o amore?

Spero che questa recensione vi sia piaciuta, al prossimo appuntamento! 


Jess🖋🌼


Post scriptum 

Se volete rimanere aggiornati sulle recensioni che pubblico sul mio blog vi consiglio di seguirmi! Alla prossima settimana 🙂


lunedì 21 maggio 2018

Recensione: "Cleo", Helen Brown




Genere: Storia vera, autobiografico

Casa editrice: Piemme


Collana: Pickwick


Prima publicazione: settembre 2009


Lunghezza: 376 pagine


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Ben tornati e ben arrivati a chi legge per la prima volta un post del mio blog!  

Questa storia mi ha coinvolto molto, un libro che mi ha incuriosita fin da quando mi è stato regalato. 

Devo premettere che amo e adoro i felini, fin da quando ero piccola, sebbene ne fossi allergica e mi uscissero degli sfoghi terribili che prudevano pure. Ma questo non mi ha mai fermata dall'amare e prendermi cura dei miei gatti. Ho sempre pensato che fossero creature eleganti ed enigmatiche, a differenza di molti che pensano solo che siano animali indifferenti e affezionati solo alla casa per il cibo. 


Per me non è  mai stato così. 
In particolare, ricorderò sempre con affetto il mio gatto Scheggia che io e mio fratello riuscimmo a convincere nostra madre a tenerlo in casa con noi. Ogni volta che ero triste e piangevo, lui veniva lì e mi rimaneva semplicemente accanto emettendo quelle sue fusa potenti e dolci finché non lo abbracciavo.  È stato uno dei miei gatti che più tengo nel cuore, perché ci voleva davvero bene... Ora qualcosa di lui vive nel suo pro-pro-nipote, Kurt, anche se e molto più lunatico. 


E indovinate? 
È un gatto nero, proprio come quello presente in questo romanzo. 
Pardon, quella


La storia è ambientata in Australia, e si apre con la visita a una cucciolata di gattini fatta da Helen e i suoi due figli, in cui ella ripete per l'ennesima volta che vanno solo a vedere e basta. Lei e suo marito non sono tipi da gatto. Il fatto che stiano andando a vedere una cucciolata non vuol dire niente, ma il ritornello si inceppa di fronte al colpo di fulmine tra il bambino e quel batuffolo di pelo nero: tra due mesi Cleo arriverà a casa loro.


Tuttavia, pochi giorni dopo avviene un incidente: Sam attraversa la strada per recuperare un uccellino ferito e viene travolto da una macchina sotto gli occhi del fratello minore, Rob. Da quel momento ogni cosa perde senso, e figuratevi quando arriva la piccola Cleo: il regalo di compleanno di Sam. 
Helen è sul punto di ridarla indietro, quando vede Rob sorridere per la prima volta dopo l'incidente, mentre prende in braccio la micina. 
Tutto cambia e la piccola Cleo viene vista sotto una nuova ottica: che sia l'ultimo  dono che ha lasciato per loro Sam?

Parlare di argomenti delicati  quali la perdita di un figlio e tutte le relative conseguenze non è  mai facile, anzi, ma il fatto che la narrazione sia portata avanti in prima persona aiuta a immedesimarsi e a comprendere i sentimenti e lo spirito che si debba avere per andare avanti nonostante tutto. E spesso gli animali sono più bravi delle persone a trasmetterci tutto questo, a sostenerci senza parlare e ad accompagnarci in tutto il nostro percorso, con la loro sensibilità particolare.

La narrazione è sviluppata molto  bene, come anche la struttura dei vari capitoli di cui ho apprezzato molto le frasi e le citazioni relative ai gatti riportate all'inizio di ognuno.  Inoltre lo stile è molto semplice e quotidiano, in cui il discorso diretto non prevale quasi mai, ma questo non fa altro che permettere al lettore di rimanere più coinvolto.

Il fatto che sia una storia vera non fa altro che rendere il tutto più struggente e bello, perché mostra la forza di una madre, di una donna e di un'intera famiglia che riesce a spingersi avanti nonostante tutto, a tornare a gioire senza dimenticare mai. Helen Brown coinvolge, fa amare, con dolcezza, ironia e amore la sua storia, tra le sofferenze e le sfide quotidiane che molti si possono trovare ad affrontare.

È difficile trovare persone specifiche a cui dire: "Ti consiglio proprio di leggerlo!", perché  è un romanzo meraviglioso, pieno di sentimenti e che ti fa capire molte cose... Ma di certo non è per tutti. 
È toccante, ed è forse per questo che lo suggerirei a coloro che vogliono leggere qualcosa di intenso e profondo, che sia pronto ad affezionarsi e a piangere.

Voi lo avete letto o avete mai letto qualcosa che si basa su una storia vera? 

Al prossimo appuntamento settimanale! 

Jess🖋


sabato 19 maggio 2018

Serie tv mania: The Royals, Stagione 1

Serie tv statunitense e britannica, ideata da Mark Schwahn.

Genere: drammatico, soap opera, trash

Numero di stagioni: 4 (ognuna composta da 10 episodi)
Voto: 4,5 / 5 ⭐



Principe Liam Henstridge interpretato da William Moseley, principessa Eleonor Henstridge da Alexandra Park, Tom Austen come Jasper Frost, Elizabeth Hurley nei panni della regina Helena Henstridge.

Ho deciso di iniziare una nuova rubrica, che aggiornerò ogni due settimane, a proposito delle serie tv: ormai fanno parte della nostra quotidianità e mi pare più che giusto proporne alcune che seguo e che mi hanno piacevolmente coinvolta.

Essendo reduce del finale della quarta stagione di The Royals, come non proporvi una serie tv drammatica con elementi trash e una certa propensione ai colpi di scena più inaspettati che abbia mai visto? Soprattutto, a ogni finale di stagione?
Ecco, vedete anche voi che è  impossibile non istigare il maggior numero di amici a iniziare a seguirla, per poi minacciare ogni due per tre di fare qualche spoiler clamoroso... perché ce ne sono davvero moltissimi.

Iniziamo con ordine, dalla Prima Stagione.

Il successo di questa serie tv si basa su diversi fattori, principalmente la trama si sviluppa intorno a una famiglia inglese reale immaginaria dei tempi nostri, portata al limite e all'eccesso. Tutto inizia con la notizia della morte del primogenito cadetto,  il principe ereditario, il cui aereo è precipitato in mare. Il secondo in linea di successione è il principe Liam (William Moseley), giovane e  inesperto agli affari di Stato, vissuto all'ombra del fratello Robert.
Sulle sue spalle grava il peso di una corona mai desiderata.
Ogni membro della famiglia reagisce in maniera diversa a questa perdita, quella maggiormente distrutta è la sorella gemella di Liam, Eleonor (Alexandra Park), che oltre a nascondersi dietro alle droghe e all'alcol, non riesce ad affrontare la perdita del suo fratellone rimanendo lucida. Il fratello del re, Cyrus (Jake Maskall) si rivela sempre di più  un individuo spregevole,  ricattatore, viscido ed egoista, che a nulla tiene oltre a se stesso.
E mentre tutti questi  avvenimenti non fanno altro che creare scompiglio anche nell'intera nazione, i due sovrani lottano tra loro con intenti diversi: re Simon (Vincent Regan) desidera porre fine alla monarchia con un referendum, resosi conto del disasto venutosi a creare nella propria corte, mentre la sua regina Helena (Elizabeth Hurley) fa di tutto per impedirlo.
Da qui si sviluppa una rete di intrighi, scandali, doppiogioco ed eccessi che vi trascineranno in un mondo dove non tutto ciò che sembra è davvero come appare.

Personalmente, non credevo sarebbe stato il genere di serie televisiva in grado di appassionarmi, invece mi sono dovuta ricredere. La trama di per sé si complica ad ogni episodio, quando sembra distendersi ecco un nuovo colpo di scena! Mentre i personaggi sono strutturati molto bene, ognuno ha una propria storia e un proprio percorso personale da seguire, se all'inizio determinati personaggisembrano completamente allo sbaraglio e negativi, andando avanti si scoprono lati di ognuno che, se proprio non te li fa apprezzare, riesce a farteli comprendere.

Ho amato questa serie, ogni persona dal sangue nobile mostra il proprio scheletro nell'armadio, le proprie paure e in un modo o in un altro li affronta. Osservare come le dinamiche cambino continuamente è davvero interessante e in qualche modo anche vicino alla nostra quotidianità.
Quanti fratelli sono stati mossi dalla gelosia e dall'invidia nei confronti dei loro stessi consanguinei per le preferenze dei genitori?
Quante persone che hanno tutto materialmente lo sprecano perché  non si sentono amate?
Quante persone fingono di essere altro per realizzare i propri scopi?

Ecco, The Royals in modo intrigante e anche divertente a volte porta agli estremi ogni singolo avvenimento di una famiglia normale, perché  loro sono  tutto fuorché  comuni.
Loro sono cresciuti sotto i riflettori, in mezzo a milioni di aspettative, e non vi è alcuna certezza su un palcoscenico! Lunga vita a re Simon!
Spero di avervi incuriositi, anche perché ci troviamo a pochi giorni dal matrimonio del principe Henry!

Fate parte anche voi dei Loyals?
Cosa ne pensate di questa serie televisiva?

Al prossimo appuntamento  spero che questa nuova rubrica vi possa interessare!

Jess🌼


lunedì 14 maggio 2018

Recensione: "Gli eroi del crepuscolo", Chiara Strazzulla



Genere: Narrativa Fantasy

Casa editrice: Einaudi Stile libero extra

Prima pubblicazione: 20 maggio 2008

Lunghezza: 772 pagine

Link per l'acquistoGli eroi del crepuscolo






Premettendo che finalmente sono arrivata alla recensione di un fantasy, devo dire che la scelta di presentare proprio questo libro è stata combattuta per diversi motivi, anche a livello personale, ma alla fine ha prevalso il fattore regalo. Mi trovo finalmente ad affrontare un libro del mio genere preferito, anche se, devo ammetterlo, non mi ha entusiasmata quanto si aspettava la persona che me l'ha donato. Si tratta di un regalo di compleanno, "venduto" bene come si suol dire.

Da quello che mi raccontava questa persona che me l'ha donato si trattava di una storia con l'iniziale maiuscola, un vero romanzo Fantasy e mi aveva incuriosita anche per l’età dell'autrice, ai tempi della prima pubblicazione Chiara Strazzulla aveva solo diciassette anni, mentre io ne avevo all'incirca quindici la prima volta che lo lessi (non nello stesso anno della pubblicazione ovviamente ). Il mio sogno, infatti, era riuscire a pubblicare una delle mie storie, ma in un modo o nell'altro ogni mia creatura non mi sembrava mai abbastanza. Sapere che una ragazza così giovane era riuscita a farlo mi aveva incuriosita, ancora di più dopo aver scoperto che aveva esordito proprio col mio genere preferito. Ecco, forse questo è stato il primo errore: crearsi un'alta aspettativa può portarti a una grossa delusione.

Infatti quando me lo ritrovai di fronte, non so per quale motivo, ma mi sentii leggermente spiazzata. Non me l'aspettavo, non so spiegarmi perché, ma comunque sia non sortì il risultato sperato, e leggendo la trama la mia strana sensazione non fece altro che riconfermarsi poiché non mi sembrò tanto differente rispetto a molti altri romanzi del genere: in un mondo dominato da creature immortali, gli Eterni, creature altissime e  meravigliose, in pratica elfi, stanno vivendo un periodo di decadenza, tra alleanze tradite e popoli in guerra a causa del ritorno della Tenebra, che parrebbe essersi impossessata di un corpo, colui che si fa chiamare il Signore delle Tenebre. Proprio in questo frangente la figlia del loro re viene rapita dallo stesso cattivo. Allora il suo innamorato Lyannen, che è figlio di due importanti eroi di guerra (tra cui madre umana che poi grazie alle sue gesta è divenuta un'immortale), ma che è  l'unico tra i suoi fratelli a manifestare caratteristiche mortali, si assume l'incarico di salvarla insieme a un gruppo di amici, che si autobattezzano la Compagnia dei Rinnegati, senza un effettivo motivo (perché a parte Lyannen tutti gli altri sono Eterni). E così si parte alla volta del salvataggio della principessa rapita dal Signore delle Tenebre. In parallelo spunta Slyman, un ragazzino che vaga per il mondo sconosciuto seguendo il Solitario, figura misteriosa che lo ha cresciuto. Ecco all'inizio ho fatto fatica a capire chi fosse e cosa centrasse, finché misteriosamente il Solitario non gli ordina di unirsi ai Rinnegati.

Ricordo di averci impiegato più tempo del previsto per finirlo e con una certa fatica, e ammetto che rileggendolo è stato la stessa cosa. Tutti gli avvenimenti mi sembrano scontati, anche i caratteri dei personaggi, poco approfonditi e stereotipati come le poche storie personali rappresentate. 
Lyannen è tanto scontroso e pessimistico quanto Slyman è esageratamente puro e innocente, due protagonisti che dovrebbero essere gli eroi che in realtà si rivelano uno l'estremo dell'altro, senza carattere vero e proprio. 

Ogni singolo elemento è tratto dal mondo medieval fantasy a cui sono abituata, ma manca qualcosa, quel qualcosa che renda unica la storia, che altrimenti pare mezza ispirata a "Il Signore degli Anelli" di J.R.R.Tolkien e a qualche romanzo cavalleresco, sebbene nel mezzo succeda ben poco. Il viaggio è reso interessante solo grazie alle descrizioni, molto elaborate e piacevoli, ma i personaggi sono acerbi e non hanno alcun tipo di percorso di crescita, rimanendo uguali dall'inizio alla fine. 

Purtroppo, questo libro è stato uno dei pochi a non aver minimamente soddisfatto le mie aspettative, tranne per il finale che è stato davvero un colpo di scena! Ma a parte questo, non consiglierei a nessuno di leggerlo. 
Non dico che sia completamente da buttar via, non oserei mai, ma è pieno di dejavu, con uno stile che cerca di essere altisonante, ma che allo stesso tempo rispecchia ancora una certa mancanza di maturità che servirebbe per distanziarsi dai molteplici libri di questo genere. 

Probabilmente questa recensione è dovuta soprattutto al mio gusto personale, poiché all'altra persona che l'ha letto è piaciuto davvero moltissimo, mi spiace che non abbia avuto lo stesso effetto su di me, malgrado lo abbia riletto a distanza di anni.

E voi? Avete mai letto questo libro e se è sì, cosa ne pensate? 
Avete mai ricevuto un libro che poi non è stato come ve l'aspettavate?

Alla prossima recensione!
Jess🌼




lunedì 7 maggio 2018

Recensione: "L’allieva", Alessia Gazzola

Genere: Mistero, Giallo, Chick lit


Casa editrice: Longanesi


Prima pubblicazione: gennaio 2011 


Lunghezza: 381 pagine


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Ben ritrovati a una nuova recensione! 

Questo romanzo mi è capitato per le mani dopo che ho finito di vedere la prima stagione dell'omonima serie televisiva prodotta da Endemol Italia e Rai Fiction, mandata in onda per la prima volta su Rai2.
In poche parole la mia migliore amica continuava a dirmi che la serie era differente dai libri, ma neanche  troppo, e mi metteva in guardia su determinati comportamenti di alcuni personaggi. Per farla breve: ha rischiato di farmi spoiler tante di quelle volte che alla fine… me l'ha regalato. 

Esatto, sto parlando di un altro regalo, ma questa volta diverso dal precedente, questo lo volevo davvero! Ero curiosa di scoprire se la figura di Alice che ormai avevo in testa coincidesse con quella della protagonista dei romanzi, anzi, se tutti i personaggi fossero esattamente come me li aveva presentati la serie tv. 

Quindi nel momento in cui mi sono trovata di fronte questo libro ero davvero contenta e curiosa. Dalla copertina non sembrava il genere di romanzo che avrebbe attirato subito la mia attenzione in libreria (magari solo per il titolo dopo aver conosciuto la serie), ma non mi sono lasciata scoraggiare. La mia amica mi ha già avvisato che l'autrice dopo quello ha pubblicato un prequel, Sindrome da cuore in sospeso, ma non me l'ha voluto prendere perché è identico all'inizio della serie, mentre questo caso non è  presente, perciò mi sono apprestata a leggerlo tutta contenta.

La trama si apre con la presentazione della gerarchia medica agli occhi di una giovane e inerte specializzando in medicina legale, Alice Allevi, che costituisce “l’ultimo gradino della scala alimentare”. La povera sciagurata si trova a una di quelle cene di beneficienza noiose che vengono organizzate da sempre, ma la serata subisce una svolta in attesa con il sopraggiungere di una chiamata ricevuta dall’affascinante e stronzo Claudio Conforti. Alice si unisce a lui e alla specializzanda per eccellenza dalle gambe di velina, Ambra, per recarsi a un sopralluogo. E Alice rimane particolarmente coinvolta appena vede il corpo della giovane ragazza disteso a terra senza vita, così giovane e così stranamente famigliare. 
E tutto cambia quando si rende conto che lei conosce davvero la vittima. 
Da questo punto iniziano i guai, le indagini nascoste, il rischio di essere scoperta e radiata dall’albo dei medici, ma anche incontri inaspettati, sorprese ed equivoci divertenti e imbarazzanti dovuti alla sbadataggine di Alice. 

Ora, la domanda che vi farete adesso è se ho trovato ciò che cercavo. Ecco molti personaggi sono diversi dall’immagine che mi ha trasmesso il grande schermo, ci sono diversi dettagli spiegati meglio, ma… l’Alice di Alessandra Mastronardi è  sempre Alice Allevi del romanzo. Interpreta il suo ruolo con naturalezza, sbadataggine e l'innocenza caratteristica del personaggio e sono stata pienamente  soddisfatta. 
Gli altri personaggi sono un po’ riadattati, ma posso sacrificarli tutti di fronte a Lui: Lino Guanciale, il nostro Claudio Conforti. Su di lui non si può dire nulla, certo avrà gli occhi azzurri e non verdi, ma per tutto quello che conta lui è il nostro CC!

Ora la smetto di parlare come fan e torno a essere oggettiva: è un romanzo fresco e leggero, uno di quelli che puoi leggere fuori in giardino o in un parco, calcolando però il rischio di poter scoppiare a ridere all'ennesima figuraccia di Alice e quindi attirare sguardi perplessi o di pietà dei passanti. 

Narrativamente parlando, è scorrevole con lessico adeguato allo stile e all'ambientazione del romanzo, strutturato in modo adeguato e con svolte interessanti. 
Personalmente, mi è piaciuto, quando l'ho finito ho sorriso e ho pensato subito di prendere il successivo… perché il personaggio di Alice è così vero che alla fine ti sembra quasi di conoscerla nella realtà e questa idea fa sorridere e desiderare di leggere ancora di lei, della sua autoironia e delle sue figure imbarazzanti, del suo modo di appassionarsi al proprio lavoro. 

Questa storia merita, perché dimostra che anche una ragazza imbranata può diventare l'eroina della propria vita e dimostrarsi all'altezza. 

Come avrete notato, anche questa recensione riguarda un regalo e ora vi spiego perché: ho deciso che il mese di maggio lo dedicherò ai libri ricevuti da altri, quelli inaspettati e quelli tanto desiderati. Se anche voi avete libri che vi hanno regalato che vi hanno stupiti, consigliatemeli! 
Alla prossima recensione



Jess🌼

mercoledì 2 maggio 2018

Recensione: "Il segreto della bambina sulla scogliera", Lucinda Riley


Genere: Fiction, Narrativa domestica


Casa editrice: Giunti editore


Prima pubblicazione: 2011


Lunghezza: 480 pagine


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Devo dire che la prima volta che ho posato gli occhi sulla copertina de Il segreto della bambina sulla scogliera di Lucinda Riley non è stato subito amore a prima vista, anzi, mi sono detta tra me e me che l’amica di mia madre aveva scelto proprio il libro più sbagliato che potesse regalarmi. A quel tempo ero in fissa con romanzi di tutt'altro genere e non avevo mai letto nulla di simile.

Ho deciso di partire con il recensire un dono inaspettato, che poi in seguito si è rivelato uno dei libri più belli che io abbia mai letto. Ma partiamo con ordine, ritorniamo alla me di diversi anni fa, con in mano un libro dal titolo interessante, ma con una trama che mai mi sarei spinta a leggere.
Chiunque altro non l’avrebbe letto, ma io ho una regola: tutti i libri presenti in camera mia devono essere letti. Non mi sono mai rifiutata di leggere nulla e non ho mai lasciato un libro a metà, neppure se iniziava a non piacermi, sono sempre arrivata in fondo perché magari più avanti mi avrebbe entusiasmato oppure avrei semplicemente potuto dire la mia su un libro malgrado non mi fosse piaciuto e in quel caso nessuno avrebbe potuto protestare con la solita scusa: ”Ma non l’hai neppure finito!”

Ecco, quindi mi sono messa a guardare per bene la copertina, molto carina, ma che mi diceva poco o niente (quando mi ritrovai in seguito alla fine del libro, avrei capito quanto significato nascosto ci fosse in quella semplice foto). Anche solo guardando la trama ho pensato che fosse una storia carina, ma che non sarebbe stata una di quelle letture imperdibili che speravo di leggere.

Leggere e ricredersi

Dopo tutta questa riflessione ho iniziato a leggere il libro di Lucinda Riley: la prima scena che ci presenta è proprio quella della bambina in cima alla scogliera, nel bel mezzo di una tempesta, la stessa che si para di fronte alla protagonista, Grania Ryan, famosa scultrice da poco tornata in Irlanda da New York per elaborare il forte trauma di un aborto spontaneo.
È così che si intrecciano le storia di Grania Ryan e Aurora Lisle, la bambina di appena otto anni che ha visto morire di fronte a sé la propria madre proprio lì, e forse la reciproca perdita di una persona importante nelle loro vite determinerà anche ciò che accadrà in seguito. Tuttavia mano a mano che la storia si sviluppa riemerge anche un passato comune alle due famiglie, una storia che si intreccia per ben tre generazioni, che inizia tra la fine della Prima Guerra Mondiale e l'inizio della Seconda.
Una storia scritta da donne sensibili, donne forti, talvolta egoiste o con un grande cuore, ma animate tutte da traumi e dalla ricerca di essere amate e di amare.

Ed eccomi lì, a piangere ed emozionarmi per una storia in cui non avevo creduto in principio, ma che poi mi ha fatto cambiare totalmente idea. 
Il motivo?
Perché è scritta con leggerezza, amore, tra una miriadi di tazzine da thè e ricordi narrati in modo tale da farti affezionare a ogni singolo personaggio, con alcuni periodi in cui ne detesti altri… Ma la scrittrice riesce a togliere ogni odio e ogni rancore, identificando le persone per ciò che sono diventate attraverso quello che hanno subito e hanno perso, senza dar loro una vera  e propria colpa.

Lucinda Riley mi ha letteralmente incantata, lasciata senza fiato fino all'ultima riga, con colpi di scena persino alla fine tali da strappare pure l’ultima lacrimuccia trattenuta. Ha uno stile semplice, ma certamente non scontato, riesce a farti tornare indietro nel tempo semplicemente voltando pagina e affezionarti subito a un nuovo personaggio solamente leggendo metà di quest’ultima. La narrazione fa avanzare il lettore in due epoche parallele legate tra loro in modo stretto e inaspettato.
Ogni storia è solo il prologo di quella successiva.
E io appena ho chiuso quelle pagine mi sono dovuta ricredere e ho amato la scelta di quella cara amica di mia madre per avermi dato la possibilità di leggere qualcosa che non avrei mai scoperto senza quel regalo inaspettato.

Spero di avervi incuriositi e di aver a mia volta ricambiato il dono, davvero questo libro è una piccola meraviglia e consiglio assolutamente a tutti di leggerlo!

Jess🌼